I sogni e le interpretazioni da me proposte

  ( sogni nn. 101 -125 )

 

Sogno n. 101

Mi trovo sul pianerottolo di un grande palazzo. Sono in divisa da vigilessa e con me ci sono anche altre persone che non conosco. Stiamo aspettando davanti alle porte degli ascensori che sono molti. Io devo scendere. Le porte iniziano ad aprirsi, entra una signora, poi cerco di entrare anch'io ma, appena mi avvicino alla porta, questa comincia a chiudersi e ad aprirsi in continuazione impedendomi di entrare.... non riesco assolutamente ad entrare.

Come già detto, l'ascensore simboleggia il collegamento tra il sopra ed il sotto cioè tra la coscienza e l'inconscio.
La vigilessa rappresenta l'istanza che fa rispettare la legge. Quindi la situazione nel suo insieme esprime, nei confronti dell'inconscio, l'atteggiamento  di chi vuole scendere fino a lui con l'intenzione di costringerlo a rispettare le regole dettate dalla coscienza. Ma questo atteggiamento è incompatibile con la natura propria dell'inconscio. Esso infatti rifiuta di essere "colonizzato" dalla coscienza e lo fa capire rendendo impossibile la discesa con l'ascensore (porte che si aprono e chiudono in continuazione).


Sogno n. 102

Nel mio studio di psicoterapeuta entra un nuovo paziente per la prima visita. Si tratta di un vecchietto dall' aspetto scialbo ed insignificante che mi espone i problemi che lo hanno indotto a rivolgersi a me. Mentre lui parla, io mi formo la convinzione che potrò risolvere questi problemi con grande facilità: basterà applicare le nuove tecniche che ho appreso recentemente e che consistono nell'agire sull'inconscio del paziente senza che lui se ne renda conto.
Quando lui finisce di parlare, mi alzo dalla poltrona, mi porto dietro le spalle del vecchietto e, non visto da lui, comincio a compiere, con sicurezza e convinzione, un gesto ripetitivo con la mano destra, senza toccarlo.
Sono convinto che così facendo sistemerò tutto con facilità e molto rapidamente, senza dover ricorrere alla tecnica dell'interpretazione dei sogni che uso normalmente, così dispendiosa in termini di tempo e di denaro.

( Non ricordo che tipo di gesto compiessi, ricordo solo che si trattava di un gesto che avrebbe prodotto il risultato voluto, quasi per magia, senza una spiegazione razionale ).

All'improvviso, mentre sono intento in quell'operazione, il vecchietto si trasforma in un lampo di luce accecante, come un'esplosione silenziosa che mi lascia stupefatto, ammirato ma anche allibito e impaurito.

Anche questo sogno, come quello precedente, esprime un atteggiamento sbagliato assunto nei confronti dell'inconscio.

Questo sogno l'ho fatto io, in un periodo in cui avevo preso una "cotta" per l'ipnosi di Milton Erickson e per la Programmazione Neurolinguistica (che ha molti legami con le tecniche ericksoniane).
Molto in breve, queste tecniche si basano sulla convinzione che il terapeuta possa produrre dei cambiamenti positivi nella personalità del paziente agendo sul suo inconscio e a sua insaputa (del paziente).

Il vecchietto del sogno rappresenta il modo in cui io concepivo l'inconscio a quel tempo: un qualche cosa che si può prendere "sottogamba" e "manipolare" a piacere, con facilità.

La conclusione del sogno, invece, mi rivela la reale natura dell'inconscio e dei suoi poteri e mi induce, di riflesso, a non sottovalutare né l'uno né gli altri.


Sogno n. 103

Sono con mio padre in un posto lontano che non conosco, abitato dai selvaggi. Siamo lì per riprenderci degli oggetti che ci appartengono ma alcuni indigeni ci gridano che ci stiamo avvicinando troppo. Allora, per non finire arrosto e torturati, ce ne andiamo ma due di loro ci afferrano e ci bruciano le gambe per punirci di avere invaso quel luogo.
Ho provato il dolore e lo spavento così fortemente che mi sono svegliata di colpo.


All'inizio dell'analisi, i posti lontani, sconosciuti, abitati da popolazioni di pelle scura o che parlano una lingua incomprensibile simboleggiano l'inconscio con il quale ancora non abbiamo contatti e che, pertanto, sentiamo come lontano ed estraneo. In questo caso l'inconscio viene percepito anche come un guardiano che punisce il tentativo di recuperare ricordi che hanno un legame con la figura paterna. Sulla natura di questi ricordi il sogno non dice nulla, bisognerà aspettare altro materiale onirico.


Sogno n. 104


A casa mia sta per scoppiare la bombola del gas, allora organizziamo la fuga ma senza panico. Io e le mie sorelle prepariamo le valigie mettendoci le coperte, le lenzuola e le altre cose. Mio padre e mia madre preparano la macchina e si preoccupano di essere pronti nel momento in cui scoppierà la bombola.
Il clima è quasi disteso e andiamo tutti d'accordo. Mia madre mi dice che la bombola, scoppiando, farà saltare in aria tutto il fabbricato, non solo il nostro appartamento.

Come in altri sogni, anche qui c'è la sensazione che sta per emergere un'emozione a lungo rimossa e che riguarda la famiglia della sognatrice (la bombola è quella di casa sua).
Il lato positivo della situazione è che questa viene vissuta senza panico e in un clima disteso, il che fa prevedere un evolversi dell'analisi senza troppi scossoni o resistenze.
Qualunque sia la natura di questa emozione, comunque, non incrina l'unità della famiglia che, anzi, sembra ne ricavi maggior forza.


Sogno n. 105

 
Sulla terrazza di casa mia si condensa della nebbia che, a poco a poco, prende le sembianze di una donna che sembra mi assomigli. Io chiudo la finestra per non farla entrare ma la nebbia si espande e si avvicina, sta occupando tutto lo spazio. Io assisto sbalordita e spaventata. I cardini della finestra sono rotti e quindi la nebbia potrebbe entrare da lì.
Aspetto a lungo ma non succede niente. Poi il cielo torna sereno e io scendo in paese, sono tranquilla, la paura della donna mi è passata.

La sognatrice (una giovane) fece spontaneamente questa riflessione: "Io ho paura di diventare donna, cioè adulta, perché una donna ha una vita sessuale attiva".
Si capirà meglio questa riflessione se dico che la ragazza aveva ricevuto, in famiglia e nel collegio di suore dove aveva studiato, una educazione sessuofobica fino all'assurdo.
Alla fine, però, la ragazza riesce a superare questa paura di diventare donna perché si rende conto che non succede niente e il cielo torna sereno.


Sogno n. 106

Sono in collegio. Entro nella spogliatoio per cambiarmi. Sono già svestita quando, ad un tratto, la stanza si trasforma in un ascensore che comincia a muoversi. Ho paura che si fermi di colpo, che si apra la porta, che entri qualcuno e mi veda nuda. E, infatti, è proprio quello che succede, la porta si apre ed entrano alcune ragazze. Sono contenta che siano entrate, a quel punto non ho più paura. Dal corridoio, però, due ragazzi ci minacciano, dicono che entreranno e violenteranno due di noi. Noi cerchiamo di chiudere la porta ma questa è uscita dai cardini quindi i ragazzi entrano senza difficoltà. Siamo tutte svestite e due di noi fanno l'amore con i ragazzi senza fare resistenza.
Io, che all'inizio avevo paura di essere violentata, ci rimango molto male perché penso che non sono stata scelta per colpa del mio fisico brutto e grasso. Allora mi butto su uno dei ragazzi e lo seduco. Ci tocchiamo i corpi con tanta passione, sono in estasi, non ho mai passato momenti così belli in vita mia. Dopo, però, mi reco da un frate che so essere molto severo. Ho voglia di piangere per il peccato commesso e rimprovero il frate perché non era lì a darmi le botte e ad impedirmi di peccare.
Vorrei provare un dolore forte come quello che provavo qualche anno fa quando mi toccavo ma una parte di me, che mi fa paura, rifiuta di sentirsi in colpa, anzi considera l'accaduto come una cosa naturale. Il frate vuole sapere tutto per filo e per segno e non fa altro che ripetere che è una grossa colpa. Sono confusa perché le sue parole non riescono a suscitare in me nessun pentimento.

Mi sembra ci sia poco da interpretare, il sogno parla da solo. Aggiungo solo che il seguito dell'analisi permise di accertare che questa donna era diventata obesa per non trovarsi in situazioni a rischio dal punto di vista delle tentazioni sessuali. Lei pensava che il grasso che portava addosso la rendeva "indesiderabile" e quindi la faceva sentire al sicuro. Era venuta in analisi perché veniva assalita da un'angoscia insopportabile, e apparentemente inspiegabile, appena una della tante diete intraprese cominciava a farle perdere qualche chilo: si assottigliava la barriera difensiva nei confronti delle tentazioni sessuali !

Detto questo, anche il sogno diventa più chiaro. Viene messo in scena il conflitto tra i desideri sessuali e il Super-Io (giudice interiore, frate). Lei è ancora vittima dei sensi di colpa ma oramai il potere del Giudice interno non è più assoluto e crudele come un tempo. E' confusa e meravigliata per il suo nuovo modo di vivere la propria sessualità, è perfino impaurita da questa sua parte che rifiuta di sentirsi in colpa e che considera naturale il sesso ma oramai la difesa nevrotica si sta sbriciolando e lei in seguito diventerà capace di avere una vita sessuale normale. Prima di raggiungere questo traguardo, però, dovrà percorrere una strada molto lunga, due tappe delle quali sono rappresentate dai due sogni che seguono e che non interpreterò perché credo non ce ne sia bisogno.


Sogno n. 107

Sto parlando con una ragazza che è molto diversa rispetto a me. Io sono grassa, non ho un filo di trucco e indosso gonna e camicia, semplicemente, mentre lei è magra, truccata, con i tacchi alti e indossa una gonna corta a balze.
La cosa strana è che, mentre parlo con lei, metto a confronto le due ragazze e scopro che sono sempre io ma divisa in due persone. Io sono molto religiosa, seria, posata, parlo sempre con tono pacato. Lei invece è molto mondana, frequenta molti amici, va alle feste. Infatti mi dice che sta uscendo.
Poiché ho paura che possa mettersi nei guai e cadere in peccato, le faccio la predica ma lei si scoccia, non vuole stare a sentirmi e se ne va.
Io resto lì e penso che le due ragazze non potranno mai mettersi d'accordo perché quella religiosa è più forte, quindi avrà sempre la meglio.

Per l'interpretazione, vedere il sogno precedente.


Sogno n. 108

Entro in un negozio dove vendono gonne fantasia che mi piacciono moltissimo. La commessa me ne fa scegliere una e mi dice di provarla. Io so che non può entrarmi perché sono troppo grassa ma la commessa insiste ed allora provo la gonna anche se prevedo il dispiacere che proverò tra poco. La gonna, invece, non solo mi entra ma è addirittura più grande di qualche taglia. Sono sbigottita e all'ultimo cielo. Scelgo un'altra gonna ancora più bella e esco dal negozio molto felice.

Poi vado in chiesa e incontro una suora. Le chiedo cosa bisogna  fare per entrare nel coro, se bisogna frequentarlo sempre. Lei mi spiega che è difficile entrare e mi porta in una stanza dove stanno le ragazze del coro che indossano la divisa del collegio del Sacro Cuore.
La suora mi spiega che le ragazze vivono lì, sono molto serie e pregano molto. Allora capisco che io non posso far parte di quell'ambiente perché la vita che conduco è meno seria di quella delle ragazze e resto delusa e amareggiata.

Per l'interpretazione, vedere i due sogni precedenti.


Sogno n. 109

Sono in un cantiere sotterraneo e sto controllando che i lavori vengano effettuati in conformità alle leggi vigenti (io sono una vigilessa urbana). Non riesco a vedere bene i lavori in corso perché vengono compiuti in una zona in penombra. Comunque sono iniziati da pochi giorni quindi non può esserci granché da contestare.
Mi rivolgo al direttore dei lavori e gli dico di rigare dritto altrimenti sequestrerò tutto il cantiere.
Poco più avanti, a livello del terreno, ci sono delle vasche contenenti cemento liquido mescolato ad altro materiale. Il direttore dei lavori mi invita a metterci dentro le gambe dicendo che solo in questo modo potrò controllare se i lavori eseguiti sinora sono conformi alle leggi vigenti.

Qui possiamo vedere un altro esempio dell'atteggiamento sbagliato che la coscienza spesso assume nei confronti dell'inconscio cioè la pretesa di CONTROLLARLO e perfino di punirlo se non si comporta bene.
Va da sé che i criteri per stabilire ciò che è bene e ciò che è male sono quelli fissati dalla coscienza !
L'invito ad immergere le gambe nel cemento equivale all'invito a ridurre le distanze tra coscienza ed inconscio e a prendere un contatto diretto con i contenuti che si trovano nel profondo.


Sogno n. 110

Dall'appartamento adiacente al mio si affaccia una negra che comincia a parlare male dei precedenti inquilini e lo fa in un modo molto risentito, insultandoli quanto più le è possibile.
Io li difendo altrettanto animatamente perché so che si tratta di persone oneste e serie. Sento salire dentro di me l'indignazione e dico alla donna che, se c'è qualcuno da biasimare, sono proprio quelli della sua razza, ladri, sporchi, puzzolenti e rumorosi.
E' la prima volta che faccio uscire quello che sento cioè indignazione e rabbia, però quella lì mi ci ha proprio costretto.

La donna bianca (la sognatrice) è la coscienza. La donna negra rappresenta il modo in cui, molto spesso e sbagliando, la coscienza percepisce l'inconscio.


Sogno n. 111

Sento il desiderio di allontanarmi da tutti, di fare qualcosa di particolare e di proibito. Allora entro in un giardino seminascosto dalla strada, poi da lì entro in una casa dove c'è una signora che fa massaggi. Non voglio che si sappia che sto lì. Mi spoglio e la signora comincia a massaggiarmi. La stanza ha poca luce perché si trova in un seminterrato.... il massaggio è piacevole anche se doloroso.

Cambia scena. Passo davanti una vetrina dove ci sono due donne bellissime che, però, hanno qualcosa di dubbio negli occhi cioè uno sguardo da persone bisessuali.

Cambia scena. Entro di nuovo nella casa di prima ma questa volta il massaggio me lo fa un giapponese. Io sono distesa su un tavolo, nuda.
Da una scala sale una persona vestita da suora e io sono contenta di vedere in quel luogo una presenza religiosa ma il giapponese mi dice di stare attenta perché quella non è una suora ma una creatura del male che vuole portarmi via. Dalla scala escono altri esseri vestiti da suore che mi lanciano addosso scintille nere per farmi del male e intrappolarmi. Io mi trovo a dovermi difendere da sola. C'è una massa di magma nero che vuole avvolgermi. Cerco il giapponese, lo trovo ma lui si trasforma in un enorme demonio nero che si alza nel cielo.
Mi sveglio per la paura.

Nel sogno c'era un'atmosfera di erotismo. I guai sono cominciati quando mi sono svegliata: mi sono sentita SPORCA !

Ecco un altro esempio di proiezione all'esterno di ciò che internamente viene percepito come il MALE.
In questo caso esso è rappresentato da fantasie erotiche inconsce e di natura bisessuale.
In un primo momento la paziente cerca questa esperienza proibita e se la procura "volontariamente"  ma in seguito affiora e prevale il senso del peccato-male, della minaccia-pericolo-paura.


Sogno n. 112

Sto al mare e c'è un'atmosfera allegra. Sono con mio padre e prendiamo il sole. C'è tanta gente e il mare è favoloso. Dentro di me nasce una forte voglia che, però, ho paura di confessare a mio padre: voglio togliermi il costume e prendere il sole nuda. Tuttavia il desiderio supera la paura e vado da mio padre anche se immagino già un severo rifiuto da parte sua. Infatti mi dice che non è morale ma io insisto e, alla fine, arriviamo ad un compromesso: io mi godrò il sole nuda ma, quando torneremo a casa, dovrò essere pronta a ricevere tante energiche sculacciate. Io allora torno in spiaggia, mi tolgo il costume e sto veramente bene. Dopo, torno a casa e ho in mano una bacchetta per essere sculacciata (so di avere commesso una colpa) ma resto molto male perché mio padre non vuole più punirmi. D'altra parte sono convinta che la punizione non sarebbe servita a niente perché ho intenzione di ripetere comunque quel comportamento.

In questo sogno troviamo innanzitutto l'esibizionismo, poi la figura del padre come autorità che proibisce, permette, rimprovera e punisce. Solo che la punizione è tale solo in apparenza. Infatti la sognatrice, nella vita reale, si eccita sessualmente quando viene sculacciata. Questo spiega perché lei resta molto male quando scopre che suo padre non vuole più punirla. E resta male anche perché la punizione le avrebbe consentito di tacitare il senso di colpa in quanto, nel sogno, lei non associa le sculacciate al piacere sessuale ma alla colpa.

Voi direte: "Ma insomma, le sculacciate rappresentano per lei una punizione o un piacere ? ".
La risposta è: "Rappresentano sia l'una che l'altro" perché l'inconscio non conosce la contraddizione e può permettersi questi strani giochetti che farebbero inorridire i cultori della logica.

Tralascio le implicazioni edipiche del sogno perché risultano meno evidenti agli occhi di chi non è smaliziato come deve essere uno psicoterapeuta.


Sogno n. 113

Nella nostra stanza da pranzo c'è un'atmosfera triste. Mia madre sta con un sacerdote severo, di quelli all'antica, che vuole far pregare tutta la famiglia. Inizia con mia madre, chiude le finestre e inizia a confessarla con severità.
Mia madre mi sembra stordita e il prete mi sta veramente antipatico per cui, senza dare nell'occhio, mi avvio verso l'uscita ma mia sorella mi dice che il prete deve confessare anche me in quanto le mie gravi colpe sono la causa della mancanza di salvezza per mia madre.
A me questa sembra una grande fesseria perché so di non avere colpe, so che non c'entro niente col malessere che colpisce mia madre e, poi, i sacerdoti che giudicano e condannano io non li posso vedere. Allora scappo ma il prete comincia a corrermi dietro. Corro parecchio, il prete non vuole lasciarmi stare.

Il prete qui rappresenta il Super-Io cioè l'istanza che giudica e punisce. Apparentemente la sognatrice ha un modo di vedere la situazione del tutto diverso da quello del prete. In realtà, dal momento che il sogno l'ha fatto lei, i sensi di colpa stanno al suo interno e la perseguitano senza concederle tregua.
Per inciso, si tratta dei sensi di colpa connessi alla masturbazione e alle fantasie erotiche che l'accompagnano.


Sogno n. 114

Sono in una stanza con poca luce e con me ci sono i miei familiari. La nostra vita si svolge in quella stanza e lì comincia il terrore: dalle pareti escono, una alla volta, le anime di persone morte che ci assalgono penetrandoci dentro. Tutti urlano per la paura che incutono quegli esseri. Ad un certo punto decidiamo di allontanarci da quel posto e il sacrestano si offre di accompagnarci con la sua macchina in un luogo molto piacevole ma il mio tutore morale (un prete alto, con la tonaca, molto severo) mi ordina di non andare e fa di tutto per trattenermi.
Saliamo di corsa sulla macchina del sacrestano, sempre rincorsi dal prete il quale si attacca al parafango per rallentare la macchina, intimandomi sempre di fermarmi perché deve punirmi. Io sono disposta a farmi punire ma prima voglio andare in quel posto molto piacevole. Il prete, però, non c'è verso che ci lasci in pace.
La macchina procede lentissima e sta per finire la benzina. Riusciamo a fare rifornimento ma procediamo sempre molto lentamente.

Qui vediamo rappresentato il conflitto drammatico tra le pulsioni tendenti al piacere (in ogni senso) e un Super-Io  ipertrofizzato, severo, dispotico, punitivo.
E' in atto un processo di liberazione che riesce a trovare l'energia necessaria per alimentarsi ma il tutto evolve con esasperante lentezza. Ancora non si sa come si concluderà la vicenda. Il momento fotografato dal sogno è molto critico e delicato. Sembra esserci un leggero prevalere della spinta verso la liberazione ma non è detto che il processo si concluda felicemente, pertanto occorre molta cautela, il terapeuta deve assicurarsi che il paziente faccia il passo avanti solo quando le sue gambe sono sufficientemente irrobustite.


Sogno n. 115

Sto in bagno e mi lavo il viso ma sento dei rumori provenire da dietro il lavandino. Guardo e vedo uscire un grosso topo che mi fa molto schifo e paura. Allora esco velocemente dal bagno e chiudo la porta. Voglio andare a prendere una scopa.

Di nuovo il bagno come metafora dell'analisi: il paziente sente emergere dall'inconscio dei  contenuti che gli fanno schifo-paura e rifiuta di prendere contatto con loro; anzi, vorrebbe difendersi eliminandoli (scopa) perché ancora non ha assimilato la convinzione che è possibile liberarsi da quei contenuti solo "entrandoci dentro", riconoscendoli come propri e metabolizzandoli.


Sogno n. 116

Guido un'auto sportiva. E' giorno e sono in piena luce. Il semaforo è verde ma, quando arrivo io, scatta direttamente il rosso senza passare per il giallo. Ho paura di non fare in tempo a passare ma riesco a scalare le marce, dalla quarta alla seconda, e mi fermo senza problemi.


Il sognatore sente di possedere energia e "sprint" (auto sportiva). E' anche in grado di far fronte efficacemente a situazioni improvvise e impreviste.
Si potrebbe pensare che il sogno sia l'esaudimento di un desiderio ma il paziente si è accorto di guidare l'auto con prontezza di riflessi anche nella realtà, come non era capace di fare in precedenza.


Sogno n. 117

Sto lavando i miei sleep sporchi di urina. Sono dello stesso tipo che avevo quando stavo in collegio. La parte sotto è già pulita e sto passando a quella sopra. Incontro una certa difficoltà ma penso: "Tutto sommato, si puliscono facilmente ! " 

Quando era in collegio, il sognatore aveva subito degli approcci omosessuali da parte di un compagno. Lui aveva rifiutato ma, nonostante questo, da allora si era portato sempre dentro la sensazione di essere "sporco" e non aveva mai parlato di questo con nessuno, prima dell'analisi.
Adesso si rende conto che non è poi così difficile liberarsi da quella sensazione sgradevole.


 Sogno n. 118

Ricordo solo che vedevo una bicicletta che funzionava magnificamente. Era mia e c'era un senso di nuova scoperta.

La bicicletta è un mezzo di locomozione strettamente individuale e caratterizzato dal fatto che si muove grazie all'energia dei NOSTRI muscoli. Per questi motivi rappresenta la capacità di procedere nella vita con le nostre proprie forze.
In questo caso funziona magnificamente ma non è stato sempre così, è solo una scoperta recente che procura, pertanto, una soddisfazione ancora maggiore.
Sogni di questo tipo arrivano solo verso la fine dell'analisi e, tanto per rimanere in argomento, prima di arrivarci bisogna.... pedalare davvero molto.... spesso su biciclette arrugginite e con pneumatici sgonfi o comunque ridotti male. 


Sogno n. 119

Ero nell'ingresso del mio studio. Avevo messo sulle poltrone un meccanismo esplosivo. Si trattava di un interruttore collegato ad una pila elettrica; da questa partivano due fili che arrivavano, con le estremità scoperte, nella polvere da sparo; da qui partivano altri due fili che arrivavano ad un potente esplosivo e lo avrebbero fatto esplodere. Quasi senza rendermene conto (o senza potermi fermare) giravo l'interruttore. Mi rendevo conto che i fili avrebbero incendiato la polvere e che da lì l'esplosione si sarebbe propagata all'esplosivo vero e proprio. Pensavo che sarei stato completamente distrutto ma la polvere non si incendiava. Pensavo anche che non era una cosa istantanea e che potevo intervenire togliendo i fili, strappandoli, però non riuscivo a farlo, ero come bloccato. Stavo lì con angoscia, sperando che non esplodesse e, nello stesso tempo, attendendo l'esplosione fatale.

Il sogno si interrompe qui. L'esplosione non avveniva ed ero contento ma ero anche preoccupato che potesse ancora avvenire, infatti tutto il processo richiedeva solo pochi istanti, quindi poteva ancora verificarsi.

E' una situazione che abbiamo incontrato in molti altri sogni. Cambiano le scene ma il significato è sempre lo stesso. Riporto ugualmente il sogno (e ne riporterò anche altri in seguito) perchè vale sempre la pena di rilevare  l'inesauribile creatività dell'inconscio, la sua capacità di impiegare immagini sempre diverse per esprimere lo stesso concetto.

Si tratta della sensazione che l'analisi abbia innescato un processo che condurrà fatalmente alla propria distruzione (del sognatore).
L'esplosivo è costituito dal materiale inconscio rimosso che per tutta la vita è stato tenuto lontano dalla coscienza a causa della sua presunta pericolosità. Adesso l'analisi sta facendo riaffiorare quel materiale e ne consegue il timore che salterà in aria tutto.

Fin qui il sogno. Nella realtà presente del sognatore questo timore risulta infondato (tranne i casi di psicosi conclamata che sono facilmente riconoscibili. La cosiddetta psicosi "latente", di cui si legge nei testi, io devo ancora incontrarla. Penso comunque che la sensibilità affinata di uno psicoterapeuta esperto non faticherebbe ad individuarla).
Chiarito questo, si può spiegare la pressoché costante sensazione di pericolo, provata dai pazienti in analisi, tenendo presente che essa viene rivissuta nel presente ma risale all'infanzia, quando la personalità era ancora in formazione e quindi era debole e incapace di far fronte alle forti emozioni provate a quell'epoca.

Del resto, possiamo vedere che già in questo sogno, pur angoscioso, comincia a fare capolino l'idea che "
la polvere non si incendiava". Come dire: "Il mio timore è smentito dai fatti". Però è ancora presto per sentirsi del tutto tranquillo !
In questa fase dell'analisi, cioè, prevale nettamente la paura che l'esplosione possa ancora avvenire, tuttavia il processo di rassicurazione è già iniziato, bisogna solo favorirlo e lasciare che giunga a conclusione.
Una volta arrivati a quel punto, ma solo allora, i pazienti si stupiscono di aver avuto paura di certi contenuti psichici e.... si rammaricano di non aver iniziato prima la terapia.


Sogno n. 120

Stavo su un traghetto che si era incagliato sulla spiaggia di un'isola, nel Pacifico del Sud. Il traghetto non aveva subito danni quindi non correva il rischio di affondare.
(Nella realtà non sono mai stato nel Pacifico del Sud né da qualche altra parte nel Pacifico).
Sulla spiaggia si potevano scorgere gli indigeni. Il tempo era stupendo, c'era il sole, il cielo era terso e faceva caldo. Sul traghetto c'erano anche altre persone ma non era molto affollato. Io collaboravo con gli uomini dell'equipaggio anche se non ne facevo parte, per lo meno stavo nel loro gruppo.
Gli indigeni che si trovavano sulla spiaggia non erano ostili ma era impossibile comunicare con loro.
Non so come ma, ad un certo punto, sbarcavamo e ci trovavamo in una città in cui non c'era il telefono e non era possibile comunicare in altro modo col resto del mondo.
La città era moderna, con palazzi alti, ma nelle strade non c'erano automobili né altri veicoli e non c'era la corrente elettrica. Salivamo a piedi in cima ad un palazzo altissimo per vedere la zona tutt'intorno. Non potevamo renderci conto di quanto fossimo lontani dall'isola più vicina e non sapevamo da dove avremmo potuto ricevere aiuto. Sapevamo, tuttavia, che non eravamo lontani dall'essere soccorsi.
Io non ero spaventato per quello che era successo ma per quello che doveva essere fatto dopo.

Avevo l'età attuale. Il traghetto era del tipo adatto per coprire solo piccole distanze, non era la grande nave che ci si aspetterebbe di usare per arrivare in una lontana isola del Pacifico del Sud.

Gli elementi costitutivi di questo sogno sono parecchi e molto interessanti. Analizziamoli uno per uno.

Questo sogno, come tutti gli altri, è la fotografia fedele delle emozioni-sensazioni-pensieri che, in quel momento, si agitano nel profondo della psiche del sognatore.


Sogno n. 121

Ho incendiato un albero e mi accorgo che il fuoco si sta propagando agli alberi vicini seguendo una linea, sia a sinistra che a destra. In conseguenza di ciò, cerco le attrezzature adatte per spegnerlo.
Ad un certo punto ho un tubo dal quale esce acqua ma non riesco a farla arrivare in alto, sulla chioma degli alberi, dove sta il fuoco, allora mando una persona a cercare una lancia da mettere alla fine del tubo in modo da concentrare il getto dall'acqua e farla arrivare più in alto. Cerco di ricordare dove sta la lancia ma non la trovo. Cerco anche qualche altra cosa che possa essere utile ma nel frattempo il fuoco si propaga. Vedo qualcosa che sembra potersi adattare ma poi mi rendo conto che non va bene.
Dato il pericolo, chiedo aiuto al mio vicino e gli dico di far intervenire altri.... Entro in casa e noto che non c'è traccia di fuoco, tutto è tranquillo. Però so che il fuoco, in realtà, sta sul tetto, è solo una questione di tempo.
Penso che potrei chiamare i pompieri, che non è il caso di tentare ancora da solo visto che c'è il rischio che non ce la faccia, che il fuoco diventi inarrestabile.
Penso anche che i vicini potrebbero chiedermi di risarcire i loro danni. Forse è un motivo in più per chiamare i pompieri.

Qui troviamo la preoccupazione di avere appiccato un fuoco che poi non si sa spegnere o controllare.
Può sembrare strano ma, nei sogni, il fuoco ha spesso lo stesso significato che ha l'acqua, rappresenta le emozioni, più precisamente la loro caratteristica di propagarsi agli altri contenuti psichici in modo distruttivo e incontrollabile. E' proprio lo stesso effetto prodotto dall'acqua quando dilaga, invade e sommerge.
A volte questo timore si manifesta con la paura di diventare folli cioè di perdere il controllo di se stessi. Come ho già detto, questo timore è ingiustificato nel presente ma era appropriato nell'infanzia.

Quanto emerge dal sogno contrasta con l'atteggiamento cosciente di questo sognatore che sembra essere persona capace di affrontare qualsiasi aspetto della propria personalità.
Naturalmente, io dovrò tenere conto di quanto emerge dal profondo e non di quanto appare in superficie. Vale a dire dovrò usare molta cautela e rafforzare gli argini prima di lasciare affluire tutta l'acqua (emozioni) che comparirà.


Sogno n. 122

Sto in piscina con mia figlia (ha meno di un anno). Lei ha i bracciali galleggianti, io cerco di farla nuotare sorreggendola sotto la pancia. Provo a lasciarla e mi accorgo con stupore che se la cava benissimo.
E' strano ma poco prima ero sicura che non sapesse nuotare però penso che sia meglio così perché anch'io potrò farmi una bella nuotata e rilassarmi, visto che la bambina se la cava da sola.

La piscina rappresenta una versione in formato ridotto del mare-inconscio. E' acqua meno profonda, quindi più sicura e, in più, l'eventuale soccorso è a portata di mano. Ma è pur sempre acqua e la madre scopre con sorpresa che la bambina se la cava benissimo.

In questa bambina possiamo vedere sia la parte infantile della madre sia la sua figlia reale. Infatti la sognatrice aveva sempre creduto in precedenza che la nascita di un figlio/figlia le avrebbe sottratto la possibilità di dedicare a se stessa anche una minima parte del proprio tempo . Voleva tutto il suo tempo per sé. Adesso scopre, invece, che il compito di una madre non è poi così assorbente in modo totale come credeva e temeva.

Secondo l'altra interpretazione, la sognatrice scopre che la bambina che è dentro di lei è perfettamente in grado di vivere le proprie emozioni senza esserne sopraffatta come aveva temuto per tanto tempo.
Questa scoperta produce in lei una sicurezza-tranquillità che si manifesta anche nel fatto che la sua produzione onirica diventa più abbondante, più continua nel tempo e più ricca di significati non camuffati dalla censura.


Sogno n. 123

Devo avanzare con difficoltà in una galleria sotterranea. In fondo vedo la luce, è l'uscita. C'è della vegetazione che ostacola i miei movimenti però mi rendo conto che non si tratta di spine ma di fiori. Dovrò lo stesso farmi strada, tagliare la vegetazione ma è ben altra cosa rispetto a prima, adesso non ho la sensazione di graffiarmi.

L'analisi sta arrivando a conclusione. C'è ancora da lavorare-faticare ma oramai si tratta di aprirsi la strada in mezzo a contenuti piacevoli (fiori). La parte sgradevole del cammino (spine che graffiano) è stata compiuta e il sognatore si sente vicino a "venirne fuori".

Questa è la ricompensa dell'analisi, soprattutto per il paziente ma in parte anche per l'analista. Non è vero che l'analisi consista nel prendere contatto solo con i contenuti sgradevoli della propria psiche. Ma questo lo si scopre soltanto verso la fine !
Se fosse possibile trasferire questa scoperta dalla parte finale dell'analisi a quella iniziale, tutto sarebbe più facile e.... breve.


Sogno n. 124


Vicino al mare c'è una ragazza che sta piangendo per la morte del padre (che da vivo era un ubriacone e viveva sotto i ponti).
Alcune persone mi invitano a cercare di consolarla ma io sono troppo presa dai miei pensieri e allora mi invento la scusa che non è giusto rompere le scatole a chi ha deciso di stare da sola per piangere il suo dolore.
Poi, però, vado a consolarla e, ad un certo punto, compare il padre e si mette a parlare con noi.
Nella realtà il padre della sognatrice è morto da molti anni. Lei non ha avuto un buon rapporto con lui, per parecchi motivi ma soprattutto perché non corrispondeva alle sue aspettative. Ed è convinta di non ricordarlo con rimpianto, di non soffrire per la sua morte. A livello profondo, invece, le cose stanno in modo molto diverso ma lei non ne vuol sapere e rifiuta di prendere contatto con quella sua parte che piange per la morte del padre. Rifiuta accampando come scusa le occupazioni della vita di veglia che, in questo modo, vengono da lei usate per distogliersi dal dolore.
Alla fine, tuttavia, vince le resistenze e questo fa sì che ricompaia la figura del padre con la quale si ristabilisce il contatto.

Quando propongo questa interpretazione alla paziente, lei resta molto scettica finché non preciso che può esserci una differenza enorme tra un padre in carne ed ossa e la sua immagine idealizzata in base alle aspettative di una figlia. Si può piangere per la morte di questa immagine e, nello stesso tempo, restare indifferenti per la scomparsa del padre reale.


Sogno n. 125


Pensavo che l'Italia, grazie ad una politica di collaborazione con i paesi arabi, avrebbe potuto ottenere in concessione da loro un territorio nell' Africa del Nord. In questo modo avremmo potuto riparlare di Impero.
La cosa però non mi convinceva molto, era eccessiva, pericolosa, forse anche offensiva.
Del resto pensavo alla Francia e mi dicevo che si poteva essere grandi anche essendo una Repubblica senza Impero.

Ho già detto in un'altra occasione che l'Africa è spesso un simbolo dell'inconscio. La prima parte del sogno, allora, esprime un atteggiamento assunto molto di frequente dalla nostra parte razionale-cosciente nei confronti dell'inconscio: lo si vuole colonizzare, lo si considera terra di selvaggi nella quale bisogna portare la civiltà.
La seconda parte del sogno, invece, vede la comparsa dell' atteggiamento opposto, il sognatore si rende conto che questa pretesa è eccessiva, pericolosa e offensiva, per l'inconscio ma anche per la coscienza. Capisce che si può essere grandi anche rinunciando alle velleità di dominio imperialistico sull'inconscio.
Questa acquisizione è la "conditio sine qua non" per dare inizio all'atteggiamento "collaborativo" nei confronti dell'inconscio cioè l'unico atteggiamento che dia dei frutti tangibili.


 

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