Cattocomunisti
L'8 settembre 2009 Giordano Bruno Guerri ha pubblicato nel suo blog un articolo con lo
stesso titolo. Avrei voluto riportarlo qui ma, non sapendo se la legge sul copyright me lo
consente, mi limito a riportare soltanto il mio commento e quello di alcuni altri lettori.
Potete trovare l'articolo di Guerri a questo indirizzo:
http://www.giordanobrunoguerri.it/gbgblog/default.htm
- M. G. ha commentato:
Gentile Dottor Guerri, è con estremo interesse che potuto leggere, su Il Giornale di oggi, questo Suo articolo; mi permetterei, tuttavia, di dissentire circa un aspetto delle Sue tesi.
Più in particolare, come certamente Lei ben conosce, lidentità originaria fra le aspirazioni del cristianesimo e quelle del marxismo (nonostante lateismo di questultimo) derivano ai democristiani attraverso il pensiero di Jaques Maritain (spesso, attraverso la sua lettura radicalizzata operata da Mounier) il quale, soprattutto nelle opere Umanesimo Integrale e Cristianesimo e Democrazia, aveva espressamente preconizzato la necessità della collaborazione fra i cattolici ed i comunisti.
Ciò posto, tuttavia, non mi parrebbe del tutto appropriata quella dicotomia fra la la Dc di de Gasperi e quella di Dossetti che Lei mi è sembrato operare; questo per il fatto che lo stesso De Gasperi (ad esempio, nel discorso da lui tenuto nel1944 al Teatro Brancaccio, nelloccasione del suo primo intervento pubblico successivamente alla liberazione di Roma) ha chiaramente dimostrato dispirarsi a Maritain anche in relazione al marxismo e, inoltre, come ricorda anche Baget Bozzo (che ha costituito, forse, il maggiore storico della Dc), se fu Dossetti a passare il testimone di comando della sua corrente a Fanfani, a questultimo fu lo stesso De Gasperi che affidò la sua successione alla segreteria del partito.
Dal momento che il paragrafo dun libro che sto scrivendo è dedicato proprio a questi aspetti, qualora la cosa potesse esserLe di un qualche interesse, mi faccia pure eventualmente avere un Suo recapito telematico e provvederò ad inviarLe il relativo file.
Con i più cordiali complimenti ed auguri.
8 Settembre 2009
- Luigi Castaldi ha commentato:
Ottimo articolo e, se posso permettermi un commento a ciò che M.G. scrive qui sopra, direi che lespressione passare il testimone di comando (per significare il ritiro di Dossetti e lemergere di Fanfani) sia duna sofficità che non rende la realtà dei fatti. Dossetti non gradì affatto che Fanfani entrasse nel De Gasperi VII (1951) ed è per questo che il neo ministro neanche fu invitato alla famosa riunione di Via del Basilico che diede vita a Iniziativa democratica (7.11.1951). Daltra parte, sia Gianni Baget Bozzo (Il partito cristiano al potere, 1974), sia Pietro Scoppola (La proposta politica di De Gasperi, 1978), mettono in rilievo che - poi e perciò - il passaggio del testimone non fu cordialissimo.
8 Settembre 2009
- Romano Badiali ha commentato:
Non sono uno di quelli che mettono mano alla pistola appena sentono pronunciare la parola CULTURA. Lunico, vero patrimonio che possiedo è rappresentato dalla mia biblioteca. Non lo dico per annoiarvi con notizie personali che non interessano nessuno. Si tratta di una precisazione necessaria per evitare che venga interpretato male quello che sto per scrivere.
I commenti di M.G. e di Castaldi sono interessantissimi, si capisce subito che provengono da persone molto preparate culturalmente. Nello stesso tempo, però, a mio modesto avviso sono un esempio classico di come in Italia - non so come funzioni la cosa allestero, non voglio darmi arie - un argomento qualsiasi rischia spesso di smettere di essere fruibile per le persone di media cultura e di trasformarsi subito in DISPUTA ACCADEMICA allinterno della quale diventa FAMOSA la riunione in via del Basilico. Una volta mi è capitato di vedere in un convegno due relatori accapigliarsi sulla questione se un certo autore ne aveva citato un altro per la prima volta nel 1928.
Questo modo di fare allontana il grosso pubblico dalla cultura vera cioè quella che si dedica a studiare e a insegnare il modo in cui si costruiscono i ragionamenti. I riferimenti precisi e le citazioni dotte vanno bene per i trattati specialistici.
Abbiamo bisogno di quel tipo di cultura (quella vera) perché una democrazia funziona solo se esiste un CETO MEDIO INTELLETTUALE. Quello economico, da solo, non basta. Mi sembra infatti troppo ottimistico credere che il benessere economico raggiunto comporti automaticamente un aumentato interesse per la cultura.
La cultura non può essere banalizzata, è vero, ma una cosa possiamo farla, se vogliamo: liberarla dalla sua componente INDIGESTA.
Chiedo venia per la sparata e senza offesa per i due amici.
9 Settembre 2009________________________________________
Sul blog di GBG il mio commento finiva qui. Adesso voglio precisare meglio l'accenno che là facevo al CETO MEDIO INTELLETTUALE. Intendevo dire che esso non compare automaticamente quando in una società migliorano le condizioni economiche del ceto medio e neanche quando si raggiunge la scolarizzazione diffusa. Gli illuministi e i loro eredi progressisti hanno sempre coltivato questa illusione ottimistica. La scolarizzazione è una condizione necessaria, senza dubbio, ma non è sufficiente. In più occorre che la cultura perda la sua componente INDIGESTA, come ho scritto sopra, cioè quella che le deriva dal nozionismo erudito fine a se stesso e dal linguaggio inutilmente criptico di cui spesso si compiacciono molti intellettuali per evidenziare la loro diversità rispetto alla massa dei comuni mortali. Per capire meglio quello che voglio dire, pensate alla grafia illeggibile con la quale i medici scrivono le loro ricette. Non esiste nessun motivo oggettivo per farlo, ma loro persistono in questa pessima abitudine solo perché serve a farli sentire superiori in quanto in possesso di un sapere NEGATO a chi non appartiene alla loro corporazione.
Se alla scolarizzazione non si aggiunge anche il desiderio di saperne di più, si ottengono solo masse di persone possedute dalla PRESUNZIONE di sapere e dalla pretesa di mettere bocca su tutte le questioni, anche le più complesse.
Ecco perché è importante non frustrare il desiderio di cultura accumulando difficoltà non necessarie sul cammino di chi vuole accrescere la propria. Il CETO MEDIO INTELLETTUALE si potrà formare solo a questa condizione. Ho usato il futuro perché mi sembra che nel presente prevalgano le persone che si sono fermate alla fase della SCOLARIZZAZIONE.
Sempre secondo me, il compito di modificare questa situazione spetta pricipalmente agli intellettuali che scrivono come i medici. In modo figurato, s'intende.
18 Settembre 2009