L'intellettuale ha il dovere di esprimere un punto di vista "altro"
La cultura deve essere "eretica"
Il 28 settembre 2009 Giordano Bruno Guerri ha pubblicato nel suo blog la relazione che
il 26 settembre Gianfranco Fini ha letto al convegnoForme e crisi del
rapporto tra intellettuali e politica organizzato dall'Università di
Torino.
Qui sotto riporto il mio commento pubblicato sul blog e
quello di altri frequentatori del blog stesso. Potete trovare la relazione a questo
indirizzo:
http://www.giordanobrunoguerri.it/gbgblog/default.htm
Fini presenta un tipo di rapporto tra intellettuali e politici che definire idilliaco è troppo poco. Non cè dubbio che una fondazione offre un ambiente di confronto e discussione più sereno di quello che poteva esserci, per esempio, in una sezione del PCI dove si poteva discutere fin che si voleva, ma solo a patto che alla fine si approvasse la linea già fissata in precedenza dagli organi centrali del partito.
Ma le fondazioni non nascono spontaneamente come i funghi a primavera, per effetto delle piogge. Hanno sempre alle spalle qualcuno che non si limita a fare opera di mecenatismo. Anche le fondazioni rappresentano un potere. E il potere corrompe sempre, anche quando non lo fa direttamente e attivamente, perché distribuisce incarichi, promozioni, opportunità, guadagni, riconoscimenti. Allora non cè nemmeno bisogno che dica brutalmente allintellettuale: Ti do questo se in cambio mi dai questaltro. La carne è debole, non è una novità, sarà lo stesso intellettuale a valutare nel suo intimo quello che gli conviene e quello che non gli conviene dire.
Se volessimo definire in astratto la categoria degli intellettuali puri al cento per cento, potremmo dire che sono quelli capaci di dire sempre quello che pensano senza che li sfiori il pensiero: MI CONVIENE DIRLO?.
Visto che al convegno in cui ha parlato Fini cera anche DAlema, mi chiedo quanto spazio verrebbe lasciato nelle loro rispettive fondazioni allintellettuale che si permettesse di dire che in un uomo politico la dote più importante dovrebbe essere la COERENZA. Oggi a quellintellettuale non accadrebbe niente di grave, nessuno si permetterebbe più di dirgli che è un PIDOCCHIO NELLA CRINIERA DI UN NOBILE CAVALLO DA CORSA e non verrebbe nemmeno manganellato o purgato con lolio di ricino. Ma voi credete che Fini e DAlema interpreterebbero lintervento di quellintellettuale come un arricchimento? Io ne dubito fortemente, anche se Fini nel suo intervento dice che dovrebbero. Che candore!
29 Settembre 2009
Gli intellettuali dovrebbero essere seminatori. Seminatori di dubbi, di idee fuori dal coro.
Purtroppo credo che ovunque, ma in special modo da noi, lintellettuale sia soprattutto di tipo organico. Prende unidea e ne fa il faro della propria scienza, non sviluppandola, non facendone una critica, non praticandone una analisi profonda, ma difendendola come un totem tribale.
4 Ottobre 2009