La sinistra è un'altra cosa

 


Su "il Fatto Quotidiano" del 29 giugno 2018 è comparso questo articolo di Francescomaria Tedesco, filosofo del diritto e della politica, che risponde a quanto ha scritto Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della sera del 27 giugno.

L'articolo del filosofo è molto interessante perché, a parer mio, consente di mettere bene a fuoco il punto debole della sinistra che, a parte i personalismi, la condanna alla litigiosità perpetua o, nella migliore delle ipotesi, alla inconcludenza.

Non c’è niente da fare. La rivoluzione violenta, sanguinaria e feroce non è più proponibile perché condannata oramai senza appello dagli avvenimenti storici. Però il fantasma della rivoluzione abita ancora dentro la mente di quelli che si considerano appartenenti alla sinistra verace. Si tratta di un fantasma che non gronda più sangue, è vero, ma che di quel tipo di rivoluzione conserva pur sempre il carattere essenziale cioè il radicalismo.

Loro pensano che sei di sinistra soltanto se vuoi una società “rivoluzionata” dalle fondamenta cioè una società utopistica e livellata in cui “non ci siano più sconfitti e disagiati”, come infatti auspica l’autore dell’articolo.

Poiché però questa società livellata è praticamente irrealizzabile - lo dimostrano tutti i tentativi fatti per realizzarla - a sinistra ci sarà sempre qualcuno che è in disaccordo e alimenta lo scissionismo perché si propone di riportare il movimento alla sua radice vera, pura e originaria.

In fondo è la caratteristica di tutte le religioni che vagheggiano un mondo in cui il male è stato estirpato definitivamente, una volta per tutte. Perché questo tipo di sinistra con la testa fra le nuvole è appunto una religione. Secolarizzata, ma religione. Sto scoprendo l'acqua calda, lo so, ma non guasta ripeterlo perché aiuta a capire molte delle cose che agitano le acque di questa sinistra.

Questi sognatori utopisti sono molto pericolosi per due motivi. O i loro propositi finiscono per tradursi in una tirannia feroce, come si è già sperimentato più volte, oppure, per voler realizzare un mondo perfetto, criticano e rendono impossibili tutte le soluzioni che si presentano, sì, come parziali ma che in compenso sono realizzabili concretamente.

Per loro vale l’uguaglianza MODERATISMO = DEMONIO. Uguaglianza che hanno stabilito fin dall’inizio. Basti pensare alla loro polemica con il movimento fabiano in Inghilterra alla fine del XIX secolo, con i socialisti riformisti, con la socialdemocrazia, con i “socialfascisti”. Gli storici di professione non avranno difficoltà ad aggiungere gli innumerevoli altri esempi che si potrebbero citare.

Sembra un ossimoro, ma questa componente che caratterizza le persone di sinistra-sinistra - e che è psicologica prima ancora che ideologica - rappresenta il motore propulsivo della sinistra e contemporaneamente la sua palla al piede che la condanna all’insuccesso e al fallimento nonostante tutte le buone intenzioni di partenza.


PS1 - Il titolo di questa mia riflessione si riferisce al vanto sempre millantato da questi cantori della società in cui “non ci siano più sconfitti e disagiati”.

PS2 - Mi sembra molto significativo questo commento fatto da un lettore dell'articolo del filosofo:

La sinistra è altra cosa, non eguaglianza di opportunità, ma eguaglianza di condizione. Niente proletari che diventano borghesi, ma semplicemente nessuna classe sociale, tutti uguali, perché la proprietà dei mezzi di produzione è collettiva".






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