L'articolo
del filosofo è
molto
interessante
perché, a
parer mio,
consente di
mettere bene a
fuoco il punto
debole della
sinistra che,
a parte i
personalismi,
la condanna
alla
litigiosità
perpetua o,
nella migliore
delle ipotesi,
alla
inconcludenza.
Non
c’è niente da
fare. La
rivoluzione
violenta,
sanguinaria e
feroce non è
più
proponibile
perché
condannata
oramai senza
appello dagli
avvenimenti
storici. Però
il fantasma
della
rivoluzione
abita ancora
dentro la
mente di
quelli che si
considerano
appartenenti
alla sinistra
verace. Si
tratta di un
fantasma che
non gronda più
sangue, è
vero, ma che
di quel tipo
di rivoluzione
conserva pur
sempre il
carattere
essenziale
cioè il radicalismo.
Loro
pensano che sei
di sinistra
soltanto se
vuoi una
società “rivoluzionata”
dalle
fondamenta
cioè una
società
utopistica e
livellata in
cui “non ci
siano più
sconfitti e
disagiati”,
come infatti
auspica
l’autore
dell’articolo.
Poiché
però questa
società
livellata è
praticamente
irrealizzabile
- lo
dimostrano
tutti i
tentativi
fatti per
realizzarla -
a sinistra ci
sarà sempre
qualcuno che è
in disaccordo
e alimenta lo
scissionismo
perché si
propone di
riportare il
movimento alla
sua radice
vera, pura e
originaria.
In
fondo
è la
caratteristica
di tutte le
religioni che
vagheggiano un
mondo in cui
il male è
stato
estirpato
definitivamente,
una volta per
tutte. Perché
questo tipo di
sinistra con
la testa fra
le nuvole è
appunto una
religione.
Secolarizzata,
ma religione.
Sto scoprendo
l'acqua calda,
lo so, ma non
guasta
ripeterlo
perché aiuta a
capire molte
delle cose che
agitano le
acque di
questa
sinistra.
Questi
sognatori
utopisti sono
molto
pericolosi
per due
motivi. O i
loro propositi
finiscono per
tradursi in
una tirannia
feroce, come
si è già
sperimentato
più volte,
oppure, per
voler
realizzare un
mondo
perfetto,
criticano e
rendono
impossibili
tutte le
soluzioni che
si presentano,
sì, come
parziali ma
che in
compenso sono
realizzabili
concretamente.
Per
loro vale
l’uguaglianza
MODERATISMO =
DEMONIO.
Uguaglianza
che hanno
stabilito
fin
dall’inizio.
Basti pensare
alla loro
polemica con
il movimento
fabiano in
Inghilterra
alla fine del
XIX secolo,
con i
socialisti
riformisti,
con la
socialdemocrazia,
con i
“socialfascisti”.
Gli storici di
professione
non avranno
difficoltà ad
aggiungere gli
innumerevoli
altri esempi
che si
potrebbero
citare.
Sembra
un ossimoro,
ma questa
componente che
caratterizza
le persone di
sinistra-sinistra
- e che è
psicologica
prima ancora
che ideologica
- rappresenta
il motore
propulsivo
della sinistra
e
contemporaneamente
la sua palla
al piede che
la condanna
all’insuccesso
e al
fallimento
nonostante
tutte le buone
intenzioni di
partenza.
PS1 - Il
titolo di
questa mia
riflessione si
riferisce al
vanto sempre
millantato da
questi cantori
della società
in cui “non
ci siano più
sconfitti e
disagiati”.
PS2
- Mi sembra
molto
significativo
questo
commento fatto
da un lettore
dell'articolo
del filosofo:
“La
sinistra è
altra cosa, non
eguaglianza di
opportunità,
ma
eguaglianza
di condizione.
Niente
proletari che
diventano
borghesi, ma
semplicemente
nessuna classe
sociale, tutti
uguali, perché
la proprietà
dei
mezzi di
produzione è
collettiva".