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Mussolini: le città nuove e le terre ai contadini


Il 20 novembre 2008 Giordano Bruno Guerri ha pubblicato nel suo blog un articolo con lo stesso titolo che leggete qui sopra. Avrei voluto riportarlo qui ma, non sapendo se la legge sul copyright me lo consente, mi limito a pubblicare il mio commento e quello di alcuni altri lettori. Potete trovare l'articolo di Guerri a questo indirizzo:   http://www.giordanobrunoguerri.it/gbgblog/default.htm


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Laura ha commentato:

Ho visto in televisione Pennacchi qualche mese fa in occasione di una breve intervista notturna. Presentava proprio questo libro sulle città create dal Regime. Sono stata molto impressionata dalla sua personalità. Ho visto in lui l’intellettuale autentico che non segue una corrente, bensì ne è l’artefice. Ha la curiosità che stimola il nuovo ed il pensiero sociale unico che travalica le barriere della politica convenzionale. Di certo gli dovrebbe essere consentito più spazio sulla carta stampata.

20 Novembre 2008
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Giacomo Brunoro ha commentato:

Dubito che in Italia possa nascere una discussione matura su questi temi. Dovranno passare ancora un centinaio d’anni e poi, forse, saremo in grado di farlo.

21 Novembre 2008
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Romano Badiali ha commentato:

Non si può parlare del fascismo in maniera obiettiva perché, appena qualcuno prova a farlo, subito salta fuori qualcun altro che ha paura che la rivalutazione di certi aspetti del fascismo nasconda l’intenzione di riproporlo, anche se in forme aggiornate. A me sembra che questo timore sia infondato e legittimo nello stesso tempo. Non è una contraddizione e mi spiego. Da un punto di vista freddamente razionale non si vede come e perché il giusto apprezzamento di alcune cose fatte dal fascismo debba per forza implicare la rivalutazione del fascismo nella sua globalità. Chi prende in considerazione soltanto questo punto di vista freddamente razionale non può non giudicare paranoica la reazione che hanno gli antifascisti tutte le volte che la condanna “in blocco” del fascismo viene incrinata da apprezzamenti sia pure parziali del fascismo.

Ma chi conosce un po’ il modo in cui la maggior parte delle persone usa (poco) l’intelligenza, sa benissimo che i più non sono capaci di fare certe sottili distinzioni intellettuali e sono portati piuttosto a crearsi una rappresentazione molto semplificata e rozza della realtà. Allora, stando così le cose, è facile che si finisca per prendere la parte per il tutto. È appunto quello che si verifica quando i fascisti non si accontentano del riconoscimento della buona fede dei combattenti della RSI e pretendono che si intestino delle strade ai loro morti. È comprensibile allora che agli antifascisti venga il sospetto che dietro questa richiesta si celi il proposito di rivalutare il fascismo "in toto". Sappiamo tutti, d’altra parte, che a volte basta togliere un solo mattone per far crollare tutta la diga.

Chi rivaluta certi aspetti del fascismo, pertanto, farebbe bene ogni volta a far precedere le proprie riflessioni dal riconoscimento che comunque il fascismo non è riproponibile oggi perché NEGA LA LIBERTÀ. Chi non lo fa rende pertanto legittimo il sospetto che la rivalutazione storica di alcuni aspetti del fascismo nasconda in realtà il proposito di riproporlo.

Che, poi, sia ancora da studiare e approfondire il modo in cui esercitare la suddetta libertà nella pratica politica, questo è tutto un altro discorso, come si usa dire.

21 Novembre 2008

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Daniela Osti ha commentato:

Spunto interessante, assai. Approfondiremo. Grazie, una volta ancora.

23 Novembre 2008

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